Carlo Piola Caselli
L'Unificazione Europea. Dalla leggenda alla realtà


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     Al vertice del luglio 1989 i membri del “G7” (principali paesi industrializzati) affidavano alla Commissione il mandato di coordinare il programma di assistenza economica a Polonia ed Ungheria: gli altri paesi dell’O.C.S.E. si univano a questo appello, formando il “G24” (12 C.E., E.F.T.A., U.S.A., Canadà, Giappone, Nuova Zelanda, Austria e Turchia). Il programma Phare (Polonia, Ungheria), era esteso a Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Bulgaria, Romania, ai tre stati baltici, all’Albania e ad alcuni paesi della ex Jugoslavia. Parallelamente veniva messo in atto un programma Tacis di cui beneficiavano gli stati dell’ex Unione Sovietica.
     Il parere del Comitato del 22 luglio 1989 sui diritti sociali fondamentale nella C.E.E. ha avuto una grande portata politica, costituendo la base della “carta sociale” proposta dalla Commissione.
     Il 9 novembre 1989 finalmente cadeva il muro di Berlino!
     Undici dei dodici stati membri adottavano, il 5 dicembre, una “Carta comunitaria dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori” e solo la Gran Bretagna non aderiva: approvavano una serie di procedure, poi inserite nel Trattato di Maastricht.
     Il presidente francese Mitterand, presieduto il Consiglio Europeo di Strasburgo dell’8-9 dicembre 1989, dichiarava presente la maggioranza per la convocazione di una conferenza intergovernativa, per modificare i trattati, in vista delle tappe finali dell’Unione Economica Monetaria (U.E.M.); tutti, inoltre, approvavano, salvo la Gran Bretagna, la “Carta” suddetta la quale, redatta sotto forma di dichiarazione solenne, non richiedeva alcuna modifica del trattato, ma sanciva i principi sociali relativi al diritto al lavoro ed al ruolo di esso in una concezione europea della società.