Carlo Piola Caselli
L'Unificazione Europea. Dalla leggenda alla realtà


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     Guizot, nell’Histoire générale de la civilisation en Europe (1828), esaltava l’infinita varietà e ricchezza della civiltà europea (arricchendo così i motivi illuministici: anche qui, tempo, spazio). Conciliava il suo concetto di nazione, punto di arrivo, con una coscienza europea, diremmo come di appartenenza ad una grande famiglia. Oltre alla classica libertà, di origine greca, libera collaborazione tra i popoli.
     Osservava Guizot: “La civiltà europea è varia, a volte tempestosa, vi coesistono tutte le forme, tutti i princìpi di organizzazione sociale; i poteri spirituale e temporale, gli elementi teocratico, monarchico, aristocratico, democratico, tutte le classi, tutte le situazioni sociali si frammischiano e premono l’una sull’altra; vi sono infiniti gradi nella libertà, nella ricchezza, nelle influenze. E queste forze diverse sono fra loro in uno stato di lotta continua, senza che nessuna riesca a soffocare le altre ed a prendere da sola possesso della società”. Continuava Guizot: “civiltà incomparabilmente più ricca di tutte le altre… l’Europa moderna è la madre delle libertà”.
     Per il calvinista Guizot, il medioevo non era barbarie e decadimento, ma inizio della civiltà europea, per cui ne tesseva l’elogio, medioevo già riscoperto dai romantici cattolici.
     Per Voltaire il rinascimento era stato dapprima imitazione dell’antichità ed il vero rinascimento era iniziato con la caduta di Costantinopoli in mano dei turchi ed il conseguente esodo dei dotti greci in Italia.