Luciano descriveva la ninfa Europa tra il delizioso corteggio di amorini e di nereidi, come è rappresentata nel cammeo del tesoro del Brandeburgo; senza ornamento, discinta, è raffigurata in quello che apparteneva al Cav. Fontaine, riportato da Giulio Ferrario; nel sepolcro dei Nasoni rapita dal toro mentre s’intratteneva con le ninfe, sorprese e sbigottite.
Mercatore, autore del famoso atlante (1565), dava un’interpretazione etnografica al mito di Europa, rapita su un naviglio con la prua a forma di toro. Altre supposizioni verranno riprese da Goropius.
Dal rinascimento in poi s’ispireranno a questo mito artisti quali Luini, Domenichino, Albani, Tiziano, Veronese, Rembrandt, Cellini, Annibale Carracci (a Roma, Palazzo Farnese), Guido Reni, Gian Francesco Romanelli (a Roma, Palazzo Altemps), Tiepolo, Boucher (riportato anche nell’incisione del Pelletier), Appiani, Patania, oltre ai vari gruppi di Capodimonte e l’ “Iconografia greca” di Ennio Quirino Visconti; nella letteratura Rémy Belleau, Ronsard, Andrea Chénier, Victor Hugo, Leconte de Lìsle (che ha ricalcato gli accenti di Orazio) e la principessa Bibesco.
Insomma, il mito di Europa, giunto dall’Asia Minore ai bordi del Mediterraneo settentrionale, s’insinuava, attraverso l’isola di Creta (dove venivano celebrate in suo onore le “Ellòtie”) che faceva da intermediaria con la nostra eterogenea civiltà, tramite l’Egeo e la Grecia continentale. Il nome cretese di Europa è infatti Hellotis, da cui potrebbe derivare Elena: Callimaco, nel suo Epitalamio per Elena, indica il platano albero a lei sacro, le cui foglie a cinque punte rappresentano le dita della divinità. Europa, in un’antica moneta di Gortina è raffigurata seduta, discinta, tra i rami di un platano. Il ratto di Europa potrebbe derivare anche da immagini pre-elleniche sulla fertilità, la dea lunare cavalcante trionfalmente il toro solare, scena dipinta in otto placche di vetro blu, trovate nella città micenea di Midea.
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