Carlo Piola Caselli
L'Unificazione Europea. Dalla leggenda alla realtà


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     Prima di tornarsene sull’Olimpo, Giove donava ad Europa: Talo, l’uomo di bronzo, un cane cui nulla sfuggiva ed un giavellotto che mai falliva. Europa diveniva poi moglie del re cretese Asterio il quale, privo di figli, adottava quelli di lei. Dopo la morte, le venivano tributati onori divini.
     Orazio, nell’Ode a Galatea, è stato il primo ad offrirci un senso storico del ratto d’Europa, facendo esclamare a Venere “una parte del globo riceverà il tuo nome”. Anche Anacreonte dedicava un’ode ad Europa.
     Persino i polemisti cristiani si faranno suggestionare dal mito: Prudenzio ne denunciava l’immoralità, mentre Lattanzio e San Girolamo, rifacendosi ad Erodoto, parlavano piuttosto di un naviglio, con l’insegna di un toro, che avrebbe rapito Europa. Isidoro di Siviglia si limitava all’etimologia. Pierre Bersuire ravvisava nel mito il passaggio dell’anima dal temporale all’eterno.
     Festo diceva che il nome Europa derivasse dalla giovane figlia di Agenore rapita e poi portata da Giove nell’area che prese il suo nome, conquistata con questo pretesto dal padre di lei e dai fenici.
     Secondo un’opinione diffusa, oggi abbandonata, il nome Europa deriverebbe dal semitico “ereb”, occidente, e sarebbe stata introdotta dai fenici, i quali avrebbero così indicato quanto scoperto fino allo stretto di Gibilterra, forse in contrapposizione ad Asia che, secondo un vocabolo semitico, indica oriente; ma per entrambi i nomi non è esclusa l’origine greca, Europa e Asia ricorrono infatti nella Teogonia di Esiodo come figlie di Oceano e Teti, pur senza riferimento di luogo; secondo altri Europa deriva forse dal fenicio ur-appa, viso bianco (una terra con abitanti dalla faccia bianca), o dal vocabolo orientale ourab, paese dell’occidente.