Carlo Piola Caselli
L'Unificazione Europea. Dalla leggenda alla realtà


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     Ormai l’Europa aveva una sua fisionomia, sia pur nel pluralismo, se nel protocollo di Chatillon (5 febbraio 1814) i plenipotenziari si erano detti incaricati di trattare la pace con la Francia “in nome dell’Europa” ed in quello di Chaumont (1° marzo 1814) avevano precisato “il presente trattato di alleanza difensivo, avendo per scopo di mantenere l’equilibrio in Europa”, mentre nella dichiarazione di Vichy (15 marzo 1814) erano espressi “i sentimenti di tutta la forza della lega europea” e “la pace sarà quella dell’Europa”, mentre nell’atto di riconoscimento della neutralità svizzera si leggeva essere “nei veri interessi dell’Europa intera”, cosicché Metternich poteva esclamare, in una lettera a Wellington, “dopo tanto l’Europa è per me una patria”. Con il Congresso di Vienna, studiando nuovi equilibri, ci si metteva a parlare di Europa, contro Napoleone, che aveva tentato di farla, sia pur a modo suo!
     Siffatta trasformazione non rimaneva priva di conseguenze. Infatti, con il Congresso di Vienna, si avviava una politica di “concerto europeo” su princìpi di equilibrio e legittimità. Lord Castleragh, arbitro massimo della restaurazione, vedeva un “Commonwealth of Europe”, basato sull’equilibrio.
     Poi a Sant’Elena Napoleone disegnava l’Europa, dettando “avrei voluto fare, di questi popoli, un unico corpo nazionale”, ma dobbiamo prendere con cautela tali dichiarazioni.
     Nel Memoriale di Sant’Elena, che circolava clandestinamente, vari erano i riferimenti all’Europa: Napoleone esponeva le sue idee, evidenziando la necessità di un codice europeo, di una corte di cassazione europea.