Carlo Piola Caselli
L'Unificazione Europea. Dalla leggenda alla realtà


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     Herder (1744-1803), il teorico dello “Sturm und Drang”, aveva visioni profetiche sulla funzione mondiale dell’Europa, prevedendo l’evoluzione anti-colonialista e nazionalista; interessanti le sue Idee per una filosofia della storia, nonché i dialoghi tra un europeo ed un asiatico. Secondo Goethe, Herder considerava l’umanità come una grande arpa nelle mani di un maestro, ciascun popolo una corda montata su un tono particolare, l’armonia universale usciva dalla combinazione dei differenti suoni. Un poeta tedesco, Klopstok (1724-1803), vedeva l’Europa “regina della terra”.
     Federico Novalis aveva scritto un saggio su “La cristianità o l’Europa” (1799) proponendo un grande concilio europeo per festeggiare la pace tra cristiani e libertari, riformati e mistici; ma anche il suo sogno rimarrà nel cassetto; si dimostrava ostile all’europeismo degli illuministi, rimpiangendo l’Europa cristiana con un solo capo supremo che dirigeva ed unificava le grandi forze politiche.
     Ma, con la riforma protestante, è finito questi tipo di Europa ed è iniziata l’Europa dei filosofi.
     L’atteggiamento dei romantici era di creare il comun denominatore cristiano. Così Cesare Balbo, che del Guizot ha sentito l’influsso. Benjamin Constant poneva netta differenza teorica tra libertà degli antichi e quella moderna, rivolgendo la mente non più verso Sparta, Atene, la Roma repubblicana, ma verso le repubbliche medioevali e le città italiane (i liberi comuni), come già diceva il Sismondi.
     La riforma protestante, che per Novalis era l’inizio di tutte le aberrazioni, per Guizot aveva segnato invece l’inizio dell’Europa moderna, perché trionfava il principio del libero esame, ossia la libertà dello spirito umano, quali che fossero le conclusioni, da una parte e dall’altra. Nel settecento ha trionfato questo spirito di libertà, per cui esso appare uno dei più grandi secoli della storia.