Carlo Piola Caselli
L'Unificazione Europea. Dalla leggenda alla realtà


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     Vittorio Alfieri, autore anche di cinque odi all’America Libera (1781-83), nel primo libro della Tirannide (1786-89) esaminava come essa si fosse costituita in Europa.
     Nicolò Spedalieri (al quale in una piazzetta adiacente a corso Vittorio a Roma è dedicato un grande monumento) aveva scritto I diritti dell’uomo (1791), in cui giustificava la ribellione all’autorità, quando questa non rispetti i “diritti naturali” umani.
     Lo scrittore tedesco Cristoph Martin Wieland (1733-1813) tratteggiava la figura del cosmopolita e vedeva l’Europa idealmente protesa verso una pacifica rivoluzione: eravamo invece alla vigilia del terrore e di ciò che ne sarebbe seguito; aveva preconizzato un’associazione di popoli europei e poi (1806) avrebbe suggerito a Napoleone un tribunale europeo; aveva visto giusto prospettando una pacifica rivoluzione, invece la Francia iniziava una serie di guerre e, al sogno di un’Europa, si contrapporrà la realtà dei nazionalismi più reazionari.
     Il prussiano Giovanni Battista (detto Anacharsis) Cloots, partendo dal cosmopolitismo, in un suo discorso del 1790 arrivava al concetto di federazione e di diritti dell’uomo, ma veniva avversato dai giacobini, intesi verso un’unità universale livellata e centralizzata, con gravi conseguenze in Europa. Anche Thiers, nella Storia della Rivoluzione Francese, osservava i mille furori dei giacobini contro i girondini, sulla questione del federalismo.
     Bentham (1748-1832), oltre che per il concetto di utilitarismo, è famoso per il suo piano di Universale e Perpetua Pace, ove trattava la questione europea, parlando di fraternità europea, di disarmo e ribadendo il concetto di Congresso. Un giacobino italiano, Enrico Michele L’Aurora, invitava gli europei ad unirsi in un solo stato, auspicando che si deliberasse una costituzione generale per tutta l’Europa. Ma anche i sogni di questi due sono rimasti “nel cassetto”.