Carlo Piola Caselli
Il taccuino di Ferruccio Parri sull'Europa (1948 – 1954)


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     La stampa italiana, spesso provincialmente polemica, ha preso sotto gamba Molotov e il convegno di Praga. “Il problema della Germania, di questa potenza al centro d'Europa” e dei suoi rapporti con essa continua a dominare la storia. “Di un'altra Cina in Europa aveva bisogno Stalin, per celebrare il suo trionfo: la pace, se mai, dopo. Gli è mancato un altro Mao Tse”. Sì, l'America ha sbagliato nella politica germanica ed ora paga. Ecco perché Molotov è a Praga. “E parla non a caso”.
     Parri si domanda “Rinasce ancora un esercito tedesco?”, la potente macchina americana dietro, non contro, oggi sull'Elba, domani punterà su Konigsberg? Se la riscossa germanica minacciasse l'artificiosa sistemazione degli stati orientali, “sarebbe senz'altro la guerra totale”. Ma che bisogno ci sarebbe del piano Schuman se la Germania è necessaria all'Europa ed all'America? “In tre settimane è compiuta l'evoluzione di tre anni”, Ma messa così repentinamente di fronte ad un nuovo percorso, “La Germania manifesta un disorientamento profondo” tra democratici, militari ed ex nazisti.
     E' interessante notare per inciso quanto Parri confida in queste righe: “Uno dei capi delle SS. Tedesche in Italia mi giurava, nel 1945, sulla fede di Himmler, sul certo ed imminente rovesciamento del fronte tedesco ed alleato contro la Russia: corretto l'errore di Hitler, rinascono oggi sogni folli di egemonie europee”. “La Germania ha paura della Germania. L'Europa ha paura dell'avvenire tedesco” ma la Germania potrà agire “come la zavorra disancorata che nella tempesta può travolgere con i suoi sbandamenti la nave”, immagine che rende perfettamente l'idea.