Carlo Piola Caselli
L'Unificazione Europea. Dalla leggenda alla realtà


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     Il giornalista Giulio Caprin traeva spunto dai suoi viaggi (1920-39) per scrivere Epiloghi europei, con fluttuazioni europee ed antieuropee. Giulio Giacchero pubblicava la Storia del movimento sindacale europeo (1940).
     

Il Manifesto di Ventotene

     Altiero Spinelli con Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, antifascisti confinati politici nell’isola di Ventotene, hanno elaborato un importante Manifesto, una vera e propria “Magna Carta” del federalismo.
     Come osserva Ludovico Gatto, stranamente questo importante documento nel dopoguerra rimaneva quasi ignorato, considerato distrattamente dai movimenti democratici, benché il Manifesto di Ventotene comprenda i principali motivi della crisi internazionale ed intuisca vari spunti per un radicale rinnovamento della politica nazionale ed internazionale. Molti politici, tornati alla ribalta dopo il ventennio fascista, non coglievano le idee nuove, preferendo rimanere inquadrati nei vecchi schemi che avevano generato due guerre mondiali! Esso era stato redatto nel giugno 1941 quando gli eserciti dell’Asse erano vittoriosi (iniziavano le operazioni militari sul fronte russo) e non era certo ipotizzabile una sconfitta tedesca.
     Nel 1941-42 Spinelli scriveva, da solo, due saggi: “Gli Stati Uniti d’Europa e le loro tendenze politiche” e “Politica marxista e politica federalista”, per approfondire le tesi del Manifesto.
     L’idea del Manifesto era nata tra una parte del gruppo di confinati, caratterizzati da varie tendenze: Spinelli, Rossi, Colorni, Alberto Giussani, Dino Roberto, Giorgio Braccialarghe, Arturo Buleghin che aveva combattuto nelle brigate Garibaldi in Spagna, a fianco di Randolfo Pacciardi, ed erano di fede mazziniana. Le discussioni vertevano sulle possibili conclusioni del conflitto, sugli interventi da preparare, tenendo conto dell’allora probabile successo delle potenza dell’Asse.