Carlo Piola Caselli
L'Unificazione Europea. Dalla leggenda alla realtà


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     M.me de Stael-Holstein, che aveva fatto tremare Napoleone, esaltava ora la pace, anche religiosa, vedendo nel cattolicesimo e nel protestantesimo due bisogni complementari del cuore umano: un federalismo a suo modo, di carattere ecumenico, rivelandosi grande precorritrice.
     Nel 1817 Muhrard pubblicava a Berna il “Journal européen”.
     

Goethe e la Restaurazione

     Nei 143 volumi dell’opera di Goethe, pochi i riferimenti alla parola “Europa”, i progetti più o meno utopistici lo lasciavano indifferente, ma si dimostrava un vero europeo reagendo ai germi del nazionalismo culturale di Francia e Germania: la cultura avrebbe fatto la vera unità dell’Europa, ma la politica ideologica di massa l’avrebbe distrutta; la tecnica avrebbe giocato un ruolo sempre maggiore nell’unione; la rovina dell’Europa (una delle più straordinarie repubbliche che siano mai esistite) era dovuta al fatto che una delle sue parti era divenuta il tutto (la Francia repubblicana). Goethe temeva che una centralizzazione politica troppo spinta nuocesse all’unità culturale che così non avrebbe saputo prosperare nella diversità: linguaggio il cui succo riaffiora nell’art. 128 del trattato di Maastricht sulla cultura. L’America diveniva il simbolo del mondo tecnico, che succedeva al nostro mondo della cultura: profetico anche in questo. Persino Senghor, il poeta dell’Africa, ideatore del panafricanismo, nel bicentenario della nascita di Goethe rimarrà affascinato da questo nordico attratto dal Mediterraneo, esortante a non ripiegarsi sulle virtù di un’unica razza o di una sola nazione.