Carlo Piola Caselli
Il taccuino di Ferruccio Parri sull'Europa (1948 – 1954)


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     Il 4 e l'8 novembre tiene due discorsi a Milano, in cui non solo ribadisce questi concetti, ma parla in maniera ancor più esplicita, sulla “questione del riarmo tedesco, angoscie di Lussu ma riarmo o si nega; e si lascia Germania nazista e si lascia che si riarmi contro di noi e ricatti il mondo ... preoccupazioni francesi sono le nostre”, “evoluzione storia del mondo, porta a direzione unica russa e americana e quella russa è più imperativa ... nella sostanza, anche quella USA è necessariamente trascinante”, “preoccupazione costituzionale sia per accordi su forza integrata per eventuale esercito europeo”, “intendere seriamente l'appello di Nenni alla neutralità come disperata invocazione alla guerra deprecazione alla pace; che rifugge d'istinto da ogni organizzazione militare, conseguenza necessaria di uno schieramento politico-diplomatico (così Lussu)”, “Forza integrata ed esercito europeo ... se Lussu non vuole americani a Verona rinforzi esercito europeo solo strumento (per) sottrarsi (all') egemonia altrui ed occupazione altrui non neutralità è il punto: ma il riarmo in caso (di) forza integrata, autonomia d'impiego”, “unica ma possibile soluzione Europa unita ed armata”. (64)
     

Analisi critica sulla C.E.C.A. e proposizioni

     L'analisi critica di Parri si svolge anche sulla CECA, in poco più di un paio di pagine olografe del 1954, che ci conviene riportare integralmente:
     “Sempre rimanendo nel campo di osservazione della CECA, si veda in questo stesso rapporto le considerazioni, giuste anche se rivelatrici di un grosso errore iniziale d'impostazione, sulla necessità di riportare la politica del carbone ed i programmi di sviluppo ad un quadro più generale ed organico di politica dell'energia: è difficile fare una certa politica carboniera quando si fa una contradditoria politica del petrolio.

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(64) ACS, b. 128, fasc. 603, Discorso di Milano e del 4 novembre / e dell'8, 8/XI (ossia 8 novembre 1952), ff. 8. Il 28 novembre Giorgio Spini sottopone a Parri la questione delle minoranze valdesi a Messina, malgrado la libertà religiosa in Italia abbia avuto dei cultori dello spessore di Calamandrei, Salvemini, Jemolo, domandando se sia mai possibile che i correligionari dei Willy Jervis e degli Jacobo Lombardini e di tutti i valdesi morti nella Resistenza non inducano a trovar giustizia, ACS, b. 223, fasc. 1835.