Carlo Piola Caselli
La Comunità Europea di Difesa


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     Nella biblioteca della Libera Università San Pio V, a Roma, nel febbraio 2010 è stato presentato il libro di Daniele Caviglia e di Alessandro Gionfrida intitolato, provocatoriamente, Un’occasione da perdere: Le Forze Armate Italiane e la Comunità Europea di Difesa (1950-54).
     Lavorando Gionfrida come archivista all’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, ha potuto mettere mano “in primis” ai documenti relativi alla C.E.D. ivi conservati.
     Le analisi storico-diplomatiche del piano Pléven son state fatte da Alfredo Breccia e, per l’Italia in particolare, da Daniela Preda, in un quadro europeistico degasperiano da Pietro Pastorelli, Guido Formigoni e Maria Grazia Melchionni, mentre per le divaricazioni tra politica estera italiana ed esercito abbiamo i saggi di Antonio Versori, racchiuso tuttavia nel suo bozzolo, poiché spogliato di ogni riflesso politico, le riflessioni di Giovanni Broggi sulla Rivista Militare (X, 1953) e di Filippo Stefani, il quale, in un secondo tempo, affrontava anche l’argomento dell’arma atomica tattica, mentre gli scogli logistici venivano evidenziati dal magg. Augusto Arias (Riv. Mil. 1954), come già evidenziato dal gen. Giovanni Gatta (Riv. Mil. 1952). Il dibattito era molto vivo, Alessandro Celentano esaminava l’aspetto militare penale (XI, 1953) ed Alberto Li Gobbi dottrine e scuole (VII-VIII 1953), ma anche i gen. Piacentino Piacentini (1952-53) e Giacomo Carboni (1954), nei loro libri, ritenevano tale arduo progetto assai prematuro, quest’ultimo duramente critico verso l’egemonia atlantica anglosassone e degli Stati Uniti, tramite NATO e CED e fortemente simpatizzante per l’URSS, che si dimostrava meno subdola, malgrado le manipolazioni politiche verso di essa. Insomma, i vertici militari italiani, come osserva Francesco Angelone nella prefazione, erano (giustamente, aggiungiamo) sostanzialmente contrari, senza le premesse di un’Europa politica, come chiaramente emerge dalla recente disamina di Caviglia, per gli archivi del ministero degli esteri, e di Gionfrida, per gli archivi dell’ufficio storico dello SME.